Tucson, in Arizona, è una città sorprendente: offre ottimi musei, una tradizione culinaria riconosciuta anche dall’Unesco, e nei dintorni una zona desertica dove si può fare birdwatching. Il cambiamento e la sua rapidità mi hanno colto di sorpresa. Eravamo nel cuore di Tucson, Arizona, circondati da tutti i ristoranti, bar e negozi che ti aspetti di trovare in un’area metropolitana con più di un milione di abitanti. Poi, meno di un quarto d’ora dopo, era come se fossimo a centinaia di chilometri dalla civiltà. Intorno a noi c’erano il bronzo e il color salvia del deserto. Insieme a mia cugina Paola e ai suoi tre figli ci siamo immersi nel silenzio, tra i cactus alti fino a dieci metri. Così ho scoperto che uno degli aspetti più affascinanti di Tucson è la facilità con cui ci si ritrova lontano da Tucson. Questo non significa che la città non sia bella. Il vecchio Pueblo, come qualcuno chiama la città, è un luogo speciale. Diversamente da molti centri urbani, che sembrano convincerti che non hai bisogno di uscire dalla città per trovare quello che cerchi, Tucson spinge a esplorare. Offre splendide opere d’arte e una tradizione culinaria riconosciuta dall’Unesco, ma poco lontano ci sono panorami montani mozzafiato, il é deserto e opportunità incredibili di avvistare la fauna selvatica. L’amore della comunità per la conservazione è evidente soprattutto all’Arizona-Sonora desert museum, quindici chilometri ( fuori dal centro cittadino. Il museo, che si i estende per 40 ettari, sfida il concetto tradizionale di museo e crea un rapporto simbiotico con il deserto. Fondato nel 1952, mescola un po’ di tutto: uno zoo, un giardino botanico e uno spazio ideale per le passeggiate. L’85 per cento del museo è all’aperto. È un posto fantastico sia per i bambini sia per gli adulti, la flora del de serto, sorprendentemente varia e rigogliosa: saguaro, encelia e il cactus teddy-bear, dall’ingannevole aspetto morbido (non provate a toccarlo). Abbiamo visto i lupi, le pecore delle montagne rocciose, i cani della prateria e perfino un puma.
Il rodeo
A ovest della città ho passeggiato nel parco nazionale dei Saguaro. È lì che ho apprezzato i cactus giganti. Ho capito perché li chiamano “guardiani del deserto”: hanno una struttura enorme con diverse “braccia” ricoperte di spine, possono raggiungere i venti metri d’altezza. Sono esattamente come i cactus disegnati dai bambini. Si possono fare altre splendide passeggiate nella periferia a nordest della città, dove c’è la Sabino canyon recreation area. Siamo andati, lungo la strada dell’upper Sabino canyon, che a sua volta s’immerge in un territorio chiamato Pusch Ridge wilderness e si intreccia con il Sabino creek. Abbiamo superato alberi di mesquite dalle radici tentacolari e i cespugli di cresoto, che dopo le piogge emanano un odore terroso di deserto. Un trenino percorre la strada per tutta la sua lunghezza, ma noi abbiamo preferito camminare sia all’andata sia al ritorno, per un totale di dodici chilometri. Naturalmente anche in città c’è molto da fare. Sono stato abbastanza fortunato da trovarmi a Tucson durante il rodeo, che si ripete ogni anno dal 1925. Ho assistito a una serie di barrel racing, una prova in cui cavalli seguono un percorso cronometrato attorno a una serie di barili. Durante lo spettacolo ho notato l’eccitazione della folla in vista della monta dei tori. “Ed ecco il sorriso di Copenaghen”, ha spiegato uno degli annunciatori riferendosi alle guance asimmetriche di chi mastica tabacco. I concorrenti sono caduti uno dopo l’altro. Un toro di nome Mister Hot Shot ha disarcionato l’uomo che lo cavalcava nel giro di due secondi. Un altro cowboy ha avuto un po’ più fortuna: ha resistito per quattro secondi in sella. Per ottenere un punteggio bisogna rimanere sul toro per almeno otto secondi. Nate Perry, di El City, Oklahoma, c’è riuscito scatenando l’entusiasmo della folla. Ha resistito per otto secondi, ottenendo un punteggio di 86,5. Non ho ancora parlato del cibo di Tucson. Una mancanza imperdonabile considerando l’abbondanza e la qualità del suo panorama culinario, influenzato dal deserto di Sonora. L’Arizona del sud offre un cibo messicano particolare, e una delle cose che lo distingue sono le tortillas di farina fatte in casa. A Tucson la tortilla di farina è diventata un’arte: un’aureola gommosa e malleabile che si abbina perfettamente con i tacos e i burritos. Il mio consiglio è di andare al Tania’s Flour Tortillas and Mexican Food, un piccolo ristorante nella zona delle Drexel Heights a ovest dell’aeroporto. Il piatto di carne asada era eccellente, succoso e affumicato, accompagnato da riso e fagioli fritti . La parte migliore, però, erano le due tortilla: 45 centimetri di diametro e appena tolte dalla griglia. Sempre vicino all’aero-porto c’è la taqueria Aqui Con El Nene, specializzato in tacosyaqui, un tipo di taco imperdibile di cui non avevo mai sentito parlare. Prendete un chile relleno pieno di formaggio, funghi, carne e bacon, disponetelo su due tortilla accanto a un po’ di cipolle scottate e avrete un pasto completo. Ma non mi sono fermato lì: il tipo al bancone mi ha consigliato la birria, uno stufato di carne speziata solitamente fatto con carne di capra o vacca. È stato davvero un gran consiglio. La ciotola piena di una zuppa speziata e grassa aveva il colore del magma, la carne sfilacciata all’interno era tenerissima. Un altro indirizzo da non trascurare è il St. Mary’s Mexican Food, a ovest della Freeway 10, specializzato in piatti sonorani tradizionali. Nel polveroso edificio arancione del St Mary’s, nato come piccolo chiosco di tamales e tortilla nel 1978, ho assaggiato tra i migliori burros (o burrito, co-me sono conosciuti) e tamale della mia vi-ta. Una mattina ho mangiato un burrito con bacon, uova e formaggio quasi perfetto, avvolto in una morbida tortilla di farina. Ho comprato anche una paio di tamale da portare via. Erano gustosi, umidi e avvolti in bucce verdi e fresche. Chi ha voglia di sedersi comodamente in un ambiente colorato tra i mariachi e le salse al tavolo, ci sono tanti ristoranti tradizionali a conduzione familiare. Ho consumato un pasto entusiasmante al Guadalajara Original Grill, con musica dal vivo e murales variopinti ad accompagnare i piatti. La salsa composta direttamente al tavolo dai camerieri è fresca e speziata. Il cibo è estremamente appagante, soprattutto le molcajete carnitas: maiale e verdura in una salsa di pomodoro, serviti in una ciotola bollente di roccia vulcanica. Dopo aver preso confidenza con Tucson e i suoi dintorni ho deciso di esplorare le zone più distanti. Ho passato una giornata guidando a sudest della città e fermandomi nei centri lungo la strada. La mia prima missione? Un po’ di birdwatching, naturalmente. L’Arizona del sud offre punti magnifici per avvistare gli uccelli, tra i migliori del paese, dunque mi sono sobbarcato un viaggio in auto di 160 chilometri fino alla Whitewater Draw wildlife area per assistere a un incredibile spetta-colo: decine di migliaia di gru canadesi che vengono a svernare qui. Questi uccelli maestosi si alzano in volo la mattina presto per andare in cerca di cibo e tornano qualche ora dopo. Io sono arrivato intorno alle 11 e ho occupato il mio posto tra gli altri osservatori. Non è successo granché per circa un’ora, poi però ho assistito a qualcosa di incomparabile. Non avevo mai visto niente di simile. Prima abbiamo sentito un ronzio che si avvicinava dall’orizzonte e abbiamo avvistato una specie di nuvola scura. All’improvviso la nuvola è sparita. Poi è riapparsa. Infine si è trasformata in centinaia di gru canadesi. Le gru, che dividono il territorio con alzavole cannella, mestoloni comuni e altri uccelli, sono arrivate a ondate, fino a quando sulla riva girovagavano a migliaia.Vecchio West
A mezz’ora di macchina in direzione ovest, la piccola cittadina di Tombstone è stata la logica tappa successiva. Città nata dal boom economico dell’ottocento grazie alle miniere d’argento, Tombstone è famosa per la sparatoria all’O.K. Corral. Naturalmente è possibile visitare il luogo in cui Wyatt Earp e Doc Holliday sfoderarono le armi. Le vittime della sparatoria sono se-polte nel cimitero di Boothill. Il tratto di Allen street tra la terza e la sesta strada è pedonale, ed è bello camminare e guardar-si intorno tra artisti di strada e tutto il kitsch ispirato al vecchio west. Nel mio ultimo giorno a Tucson ho guidato lungo una strada ventosa che porta alla cima del monte Lemmon, il punto più alto della montagna Santa Catalina. Avevo un obiettivo preciso: vedere un tipico tra-monto del sudovest. La lenta salita verso la cima è stata fantastica. I panorami della vallata sono incantevoli, ed è interessante osservare la flora del deserto che cambia con l’altitudine, mentre gli onnipresenti saguari spariscono lentamente. Ho raggiunto il belvedere di Windy Point Lookout e sono uscito dall’auto trovando un’aria più fredda e ventosa. Ho passeggiato per qualche minuto tra le rocce fino a quando ho trovato un luogo tranquillo senza nessun altro essere umano in vista, proprio mentre il sole cominciava a sparire. Osservando le onde di blu e rosa scivolare lentamente nel crepuscolo, mi è sembrato di capire il senso del mondo.Booking.com Le gru canadesi hanno capito tutto.