Leggende metropolitane sulla Corea del Nord
La Corea del Nord è tornata in prima pagina dopo il suo nuovo test con un missile balistico intercontinentale, caduto nelle acque del Giappone. Poco dopo il regime ha dichiarato trionfante di essere diventato uno stato nucleare completo, intendendo di aver raggiunto le capacità per un attacco nucleare. Secondo gli esperti il nuovo missile potrebbe teoricamente colpire una città negli Stati Uniti, ma non ci sono ancora prove che possa trasportare una testata nucleare. Di certo la tecnologia nordcoreana in questo campo è progredita molto, e sembrano lontani i tempi in cui ci si poteva far beffe dei test missilistici falliti.
Ma se qualche giorno prima ci avessero fermato per strada chiedendoci cosa sapevamo della Corea del Nord, che cosa avremmo saputo rispondere? A molti di noi probabilmente sarebbe venuto in mente un meme con Kim Jong-un, leader del paese dal 2011 e immediatamente diventato una macchietta. Poi avremmo cominciato a ricordare qualche storia sul regime, alcune orribili altre tragicomiche. Il problema è che molte di queste storie, che abbiamo appreso soprattutto attraverso media tradizionali, sono solo leggende metropolitane.
Ora che in tanti agitano lo spauracchio delle fake news sui social media e si torna a respirare vento di censura, la qualità delle informazioni a disposizione sulla Corea del Nord dovrebbe far riflettere. Se da una parte la dittatura rende quasi impossibile il giornalismo, dall’altra quello che sappiamo è spesso filtrato dai media sudcoreani. Da qui si originano molte delle storie fantasiose del regime di Pyongyang, e cominciano il loro giro intorno al mondo, spesso arricchendosi di nuovi particolari.
Lo zio mangiato dai cani
Una delle più note con protagonista il nuovo leader è quella dello zio mangiato dai cani. Ora, sulle atrocità di cui è responsabile la dinastia al potere non c’è discussione, basta pensare alla priorità data agli investimenti militari mentre nel paese è diffusa la malnutrizione. Le vittime della carestia del 1994-1998 sono difficili da quantificare, ma la stima più conservativa è di 600mila persone. Lo zio dato in pasto ai cani potrebbe allora sembrare il minimo da aspettarsi, ma è una bufala.
Sappiamo che lo zio Jang Song Thaek, secondo in comando, è stato assassinato a fine 2013 su ordine di Kim Jong-un, come annunciato da un violento comunicato che lo descriveva come un traditore. Che però sia stato denudato e dato in pasto a 120 cani affamati è frutto di un cortocircuito tra satira, media acchiappaclick e propaganda. La storia è stata ripresa in tutto il mondo da The Straits Times, il giornale più venduto a Singapore. A sua volta la testata citava, a due settimane di distanza, il tabloid cinese Wen Wei Po. Se l’unica fonte di una notizia fosse qualcosa come il Daily Mail difficilmente potremmo farci affidamento, ma non è finita qui: il tabloid aveva preso la storia quasi parola per parola da un post satirico sui social media di un comico cinese molto popolare.
Le paurose esecuzioni
La famosa esecuzione della cantante Hyon Song-wol invece non è mai avvenuta. Si diceva fosse intima del nuovo dittatore che, scriveva un giornale della Corea del Sud, l’aveva scoperta in un film porno e per questo l’aveva fatta giustiziare nel 2013 insieme ai musicisti. Ancora una volta solo voci amplificate e assurde anche per gli standard del paese, e infatti dopo poco la cantante ricomparve in video viva e vegeta, ora ha addirittura un posto nel partito.
Le storie inventate di atrocità attribuite all’avversario sono un fenomeno noto. Durante la Prima Guerra Mondiale si credeva che la Germania usasse i cadaveri per fare sapone e margarina e secondo alcuni storici questa fake news, nata da semplici voci e rinforzata dalla propaganda, avrebbe poi contribuito all’iniziale incredulità sull’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale. Durante quest’ultimo, a livello sperimentale, del sapone ricavato da grasso umano potrebbe essere stato effettivamente realizzato in Germania, ma di certo la pratica non ha mai fatto parte delle procedure di sterminio.
Tutte le altre leggende
Altre leggende urbane sulla Corea del Nord prendono invece di mira proprio la loro famosa propaganda, diventando a loro volta armi politiche. Una storia famosa è quella del punteggio a golf di Kim Jong-il, padre dell’attuale leader. Da metà degli anni ’90 circolano storie di assurdi punteggi realizzati dal caro leader la prima volta che prese in mano la mazza, storie che sarebbero parte del culto della personalità e quindi condivise dalla popolazione. Narcisismo e dittatura vanno a braccetto, quindi la storia potrebbe sembrare credibile in superficie, ma non è così.
Nel 1994, dopo la morte del padre della patria Kim Il-sung, il giornalista australiano Eric Ellis ha visitato il paese sotto le spoglie di un giocatore professionista di golf. Al Golf club di Pyongyang chiese se il defunto leader, di cui era presente un gigantesco ritratto, avesse mai giocato. Un uomo rispose di no, ma che suo figlio era un vero portento: il successore Kim Jong-il aveva centrato cinque buche usando usando per ognuna un solo colpo! Fuori dalla Corea del Nord la storia è stata subito ripetuta e ha cominciato a mutare: ora alcuni dicono che le buche fossero 11, altri addirittura 18, e tutti pensiamo che i nordcoreani credano ciecamente a queste stranezze grazie alla propaganda. Come ha spiegato tra gli altri l’esperto di propaganda nordcoreana Brian Myers la storiella del tiranno golfista non è mai comparsa nel materiale diffuso dal regime. La propaganda della Corea del Nord è concentrata sui traguardi militari e sui nemici al di là dei confini, mentre il golf è solo uno sport da ricchi.
Il ruolo dei media
Da una parte i media hanno fame di storie strane (cioè acchiappaclick) sulla Corea del Nord, dall’altra c’è bisogno di demonizzare il nemico, al punto che le leggende diventano notizie. Non bisogna dimenticare che la Corea del Sud viene da decenni di propaganda, tanto che alcuni credono ancora che i nordcoreani abbiano le corna. Ancora oggi sotto il trentottesimo parallelo i cittadini non possono accedere ai siti web nordcoreani o scambiare documenti provenienti da quel paese. In queste condizioni a volte può bastare un errore di traduzione per innescare la bufala, come è successo per gli unicorni.
Nel 2012 è uscita in tutto il mondo la notizia che gli archeologi nordcoreani avevano trovato una tana dell’unicorno, o almeno così è come molti (tutti) i giornali hanno deciso di chiamare il Kirin, un animale mitologico che non c’entra nulla, ma è altrettanto fantastico. L’errore di traduzione però non è questo: il comunicato del regime diceva in realtà che gli archeologi avevano trovato un’antica città chiamata Kiringul, che tradotto letteralmente suona simile a tana del Kirin. Come ha spiegato Sofia Lincos su Queryonline
Per intenderci, è come se un archeologo statunitense affermasse di aver scoperto i resti dei primi insediamenti di Phoenix, in Arizona, e qualche giornale lo interpretasse distrattamente come il ritrovamento della leggendaria fenice.
Uno dei problemi è certamente che non tutte le redazioni possono contare su qualcuno che sappia il coreano, ma se un qualunque altro paese avesse apparentemente dichiarato di aver catturato un drago usando una lingua a noi non familiare, probabilmente i giornalisti ci penserebbero due volte prima di diffondere la notizia.
Alla fine viviamo nell’illusione che niente che arrivi dalla Corea del Nord sia troppo incredibile, e ci crediamo a scatola chiusa. Come è successo col video ‘How Americans Live Today’: scambiato per un reale filmato di propaganda fuoriuscito dal regime è in realtà un video satirico. La voce in inglese fuori campo, apparentemente traducendo dal coreano, racconta che gli americani fanno il caffè con la neve, sopravvivono mangiando uccelli e vivono in tende.
Come ha commentato il professor Myers riguardo a come i media occidentali trattano la Corea del Nord:
La propaganda della Corea del Nord è molto bizzara anche senza che qualcuno cerchi di ricarmaci sopra.