Flora & Fauna

La lince italiana, il mistero di un ritorno importante

La lince (Lynx lynx), detta anche cerviere o lupo cerviere, è un animale appartenente alla famiglia dei felini ma perchè si inizia a parlare di Lince italiana?

Le linci hanno una coda corta, e generalmente dei ciuffi di peli sulle punte delle orecchie. Pesano da 5 a circa 30 kg e hanno un’altezza alla spalla di 55 cm. Frequentano soprattutto gli ambienti forestali variegati (con radure, canaloni di valanga, ecc.) e non troppo fitti, dove si trovano le prede di cui si nutrono (prevalentemente ungulati, come il capriolo, e lagomorfi). Occasionalmente la lince può attaccare animali domestici. Sono tolleranti nei confronti della presenza umana, purché siano disponibili le sue prede.

La lince in Italia

Sulle Alpi, un tempo, era presente la sottospecie Lynx lynx alpina, oggi estinta. In Sardegna, invece, viveva la Lynx lynx sardiniae anche questa ormai scomparsa. In Italia, dopo un tentativo di ripopolamento che ha avuto scarso successo, la lince europea, nella sottospecie Lynx lynx, carpathicus è ancora presente in modo estremamente sporadico nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Parliamo invece di lince italiana quando ci riferiamo agli esemplari avvistati sugli appennini nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Altri esemplari della stessa specie stanno colonizzando le Alpi Orientali a partire dai paesi dell’Europa orientale, sembra che alcuni esemplari di lince siano arrivati in questo modo fino agli Appennini. La popolazione sulle Alpi è stimata in oltre 150 esemplari. Il 1989 rappresenta una data storica per il ritorno della lince sulle Alpi italiane: in quell’anno, nelle foreste della Carnia, il guardiacaccia Carlo Vuerich di Pontebba riuscì a fotografare il felino mentre predava una marmotta. Quando invece parliamo di lince italiana ci riferiamo agli esemplari presenti nell’Appennino, riapparsi ultimamente nonostante non siano mai stati oggetto a ripopolamenti

Nel suo cammino verso ovest, la lince si è spinta fin sulle montagne del Piemonte: tracce della sua presenza sono state rilevate sui monti dell’ Ossola e della Val Sesia, e negli ultimi anni si sono moltiplicati gli avvistamenti in Val Pellice, Val Chisone e Valle di Susa, attorno al Valico del Moncenisio

La lince era scomparsa definitivamente tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 dal territorio alpino. In Italia la storia dell’estinzione della lince si conclude in Val Roja, al di là del Col di Tenda (Cuneo) tra il 1918 e il 1920, su territori oggi francesi. Tra la fine del ‘700 e l’inizio del ‘900 è documentato l’abbattimento di almeno 140 esemplari in Val di Susa e in Val Pellice, nelle valli Varaita e Stura, e soprattutto in Valle d’Aosta: al Gran Paradiso, nella sola Valsavarenche, furono quaranta le linci catturate negli ultimi vent’anni dell’800.

Nonostante fosse ormai estinta, meritano attenzione le segnalazioni della lince in Valle Anzasca nel 1937, in Valle d’Aosta dieci anni dopo, in Val Varaita nel 1969 e due anni dopo nell’Ossola e nel Cuneese. Sono indizi che fanno supporre come pochissimi esemplari isolati fossero riusciti a sfuggire al massacro e a riprodursi, molto prima delle reintroduzioni programmate dall’uomo.

Inizio del ripopolamento della lince in Italia

A partire dal 1971 furono rilasciate le prime 24 linci in Svizzera, nelle Alpi e nel massiccio del Giura; per il ritorno della lince in Valle d’Aosta, in Val Sesia e nell’Ossola, si è rivelato strategico proprio il programma di reintroduzione in Svizzera.

Tornata negli anni ’80 nelle foreste delle Alpi Giulie e in Carnia, la lince si è poi affacciata nella parte più settentrionale del Piemonte: negli ultimi cinque anni è aumentato il numero delle segnalazioni nella Provincia di Verbania, dalla Val Divedro alle valli Antigorio e Formazza, in Val Vigezzo, Valle Antrona e nella Valle di Bognanco. In collaborazione con il parco Veglia-Devero, la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola ha promosso un piano speciale di monitoraggio. In Valle d’Aosta, le segnalazioni si concentrano nell’area del Gran San Bernardo, dove la lince segue gli spostamenti di cervi, caprioli e camosci.

Le predazioni documentate nel parco nazionale francese della Vanoise, vicino al Gran Paradiso, suggeriscono la diffusione del felino nel settore alpino sud-occidentale. Questo fenomeno sarebbe confermato dai ripetuti avvistamenti nella zona del valico del Moncenisio, in Alta Valle di Susa, in Val Chisone e in Val Pellice. In quest’area, tuttavia, manca un piano sistematico per il monitoraggio del ritorno della lince, a cui sta invece lavorando nel nord-est il pool del Progetto Lince Italia.

Studiare la lince, farla conoscere e agevolarne il ritorno è l’obiettivo del Progetto Lince Italia, associazione culturale con sede all’ Università di Padova patrocinata da due organismi internazionali, la Scalp (Status and Conservation on Alpine Lynx population) e il “Cat Specialist Group” dell’Iucn (The World Conservation Union).

Del Progetto Lince italiano fanno parte guardiaparchi, cacciatori, veterinari e cinque super-consulenti stranieri, tra cui Peter Jackson dell’Uicn e lo svizzero Urs Breitenmoser dell’Università di Berna, massimo esperto mondiale in materia di linci. Al progetto collaborano più soggetti: l’Istituto nazionale fauna selvatica (Infs), la Società italiana di ecopatologia della fauna (Sief), il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), istituti universitari italiani e esteri tra cui il Kora svizzero, l’Onc francese e il Nina norvegese.

Tre gli scopi del Progetto Italia: divulgare informazioni corrette sulla specie, formare operatori in grado di collaborare con gli agricoltori per gli allevamenti colpiti dalla lince e raccogliere dati sulla diffusione del felino. Un primo centro operativo è stato aperto a Tarvisio (Udine), dove è aumentata la presenza di linci provenienti dalle foreste slovene.

La lince italiana

Questi ripopolamenti gestiti hanno avuto tutti successo e sono stati seguiti da esperti e pianificati in precedenza. Rimane invece in sospeso il motivo e la storia degli avvistamenti di quella che tutti chiamano amichevolmente lince italiana avvistata frequentemente sull’appennino centrale e meridionale, vi proponiamo qui una foto scattata in Abruzzo in uno dei parchi più vivi d’Italia, quello appunto di Abruzzo, Lazio e Molise.

Salvaguardia della lince

Il WWF Italia sta intraprendendo una battaglia per la salvezza della lince sul nostro territorio, dove è in pericolo a causa dei bracconieri, delle autostrade e ferrovie e per la mancanza di zone protette. Il Gruppo Lince Italia è un comitato di studio, azione e divulgazione sorto allo scopo di contribuire alla conoscenza, conservazione e diffusione della lince nel nostro paese, con il patrocinio dell’Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo.