Il giovane studente italiano, dottorando all’università di Cambridge, è stato ritrovato morto il rapito il 3 febbraio 2016 dopo essere stato rapito il 25 gennaio 2016, a cavallo dell’anniversario delle proteste di piazza Tahrir, la rivoluzione egiziana iniziata nel 2011.
Il New York Times Magazine in questo articolo ha dedicato ampio spazio a Giulio Regeni la cui morte è ancora un mistero.
Come si legge nell’articolo si rafforza la teoria secondo cui esisterebbe un coinvolgimento delle autorità governative egiziane con il rapimento, tortura e omicidio di Giulio Regeni, ipotesi avvalorata ancor di più dai depistaggi durante le indagini svolte dalle autorità italiane. La CIA, ovvero l’intelligence Usa avrebbe fornito all’Italia prove certe della complicità di funzionari egiziani, senza però fornire un’adeguata informazione sulle fonti di tali prove.
Le autorità egiziane, contrariamente a quanto dichiarato con fermezza fino ad allora, già a fine settembre del 2016 hanno confermato che Regeni era indagato dalle forze di polizia locali.
Dal governo italiano, l’ex premier Matteo Renzi, ha negato che le prove fossero classificabili come “esplosive”, nel frattempo il ministero degli Esteri ha deciso di sostituire Maurizio Massari, l’allora rappresentante dell’Italia in Egitto, con un nuovo ambasciatore Giampaolo Cantini con la speranza di trovare collaborazione dalle autorità locali.
Questa decisione, accolta male dalla famiglia di Giulio Regeni è stata interpretata come “una resa confezionata ad arte” per un indagine in stallo ormai da quasi due anni.
Nonostante il grande polverone mediatico, le prove fornite dal governo americano risultano essere inutilizzabili e inutili per scoprire la verità sulla morte in Egitto di Giulio Regeni.
Qualcuno li avrà dovuti anche ringraziare per la “preziosa” collaborazione…